La “parte storica” dell’Oasi

(I Fase dei lavori)

Quest’area è costituita da cinque laghi, circondati a nord, a ovest e a sud da vaste zone acquitrinose e prative con siepi e macchie.

Gli specchi lacustri mostrano differenti caratteristiche quanto a profondità delle acque, pendenza delle sponde, presenza di isole o isolotti, tipi di vegetazione acquatica e ripariale, e tutto questo è il risultato di un complesso insieme di interventi di costruzione e gestione che si sono susseguiti negli anni, progettati e diretti dal biologo Carlo Scoccianti per conto del WWF e del Comune di Campi Bisenzio.

Fin dal momento della realizzazione delle prime opere (1997) è iniziato anche un vasto programma di monitoraggio delle specie: tutti i dati raccolti a Focognano (così come quelli dei censimenti che vengono effettuati presso le altre aree che l’Associazione gestisce nella pianura di Firenze e di Prato) entrano a far parte di un grande archivio, patrimonio scientifico dell’Oasi.

Segue una breve descrizione dei singoli ambienti e degli interventi eseguiti negli anni (per approfondimenti si veda: Scoccianti, 2006).

Laghi “Calvana” e “Monte Morello”

Sono due bacini lacustri contigui caratterizzati da allagamento di tipo perenne che segue la naturale dinamica delle stagioni (in estate il livello delle acque scende di molte decine di centimetri).

I due laghi derivano il proprio nome dai due principali rilievi montuosi posti a nord della pianura che si specchiano nelle rispettive acque, a destra e a sinistra di un osservatore che si trova presso l’Osservatorio “Svasso maggiore”.

La zona centrale della superficie d’acqua è mantenuta libera dalla vegetazione palustre affiorante in modo da essere particolarmente adatta alla sosta delle Anatre.

Nell’ambito delle prime opere compiute nel 1997 per la realizzazione dei due bacini si procedette anche, per la prima volta in Italia, all’asporto dello strato di fondo dove si erano accumulati i pallini di piombo (pericolosi perché estremamente tossici1 per gli uccelli acquatici) derivanti dalla pesante attività venatoria precedentemente praticata in questi luoghi.

Le attuali caratteristiche dei due laghi sono il risultato di vari lavori realizzati anche negli anni successivi, in particolare durante l’estate 2001 quando si procedette con un consistente abbassamento di quota di una delle arginature interne all’area (corrispondente al tracciato relitto di una vecchia strada sterrata). Con quest’opera, in regime di completo allagamento, i due bacini si connettono dando vita ad un’unica superficie lacustre più ampia e articolata.

Sono stati inoltre rimodellati e abbassati di quota anche gli argini perimetrali che separano questi due laghi dai corpi idrici attigui, il lago “Calice” (a sud-ovest) e il lago “Focognano” (a nord), rendendo molto più facile il passaggio degli Uccelli da un ambiente all’altro (senza necessità di alzarsi in volo a quote elevate).

Sul lato est del lago Morello, che corre parallelo al confine dell’Oasi, segnato dal canale Acqualunga, è stato infine realizzato un argine di maggiore altezza con funzione di “schermo” e sulla riva interna (lato lago) di quest’ultimo sono state posizionate con i mezzi meccanici grandi zolle ricche di rizomi di cannuccia di palude e, con i Volontari, numerosissime talee di salice così da ottenere una densa fascia di vegetazione spondale.

Entrambi i laghi “Calvana” e “Monte Morello” sono osservabili dall’Osservatorio denominato “Svasso maggiore”.

Di fronte all’osservatorio è possibile ammirare “Birdwatching?”, una delle innovative opere di arte ambientale presenti nell’Oasi.

Lago “Calice”

È il bacino lacustre posto a sud-ovest dei precedenti, caratterizzato da vaste superfici a canneto con al centro alcuni spazi mantenuti liberi dalla vegetazione (“chiari”).

In questi ultimi emergono vari piccoli isolotti di fango (ogni anno appositamente gestiti dai Volontari dell’Oasi perché possano mantenere queste caratteristiche), particolarmente adatti alla sosta dei Limicoli.

Questo lago, che al momento dell’inizio dei lavori era un semplice campo coltivato a girasole, grazie all’esecuzione di specifici interventi di macro e micro differenziazione ambientale (anni 1999, 2000 e 2001) rappresenta oggi l’habitat a canneto di maggiore estensione dell’intera pianura, da Firenze fino a Pistoia.

È un bacino caratterizzato da un regime di allagamento stagionale.

Numerosissime sono le specie che si possono avvistare tutto l’anno. Vi nidificano le specie tipiche del canneto fra cui alcuni Acrocefali e il Tarabusino (Ixobrychus minutus).

Sul lago “Calice” si affacciano i due Osservatori denominati “Martin pescatore” e “Beccaccini”.

Lago “Acqualunga”

Si tratta di un habitat umido ad allagamento stagionale, progettato e gestito in modo da prosciugarsi ogni anno al termine della stagione riproduttiva e da riallagarsi con le prime piogge autunnali.

Vi viene mantenuto un livello delle acque molto basso con zone emerse a formare isole e isolotti. Un’estesa porzione del lago è dedicata al canneto.

Gli interventi principali di costruzione del nuovo paesaggio palustre sono stati compiuti durante l’estate 2003 con la realizzazione di nuove isole, un ampio canale perimetrale, un dispositivo per regolare l’altezza delle acque e un argine oltre la sponda, lungo il lato est, avente funzione di “schermo” rispetto all’esterno.

Vi nidificano le specie tipiche del canneto fra cui alcuni Acrocefali e il Tarabusino (Ixobrychus minutus). Nel 2013 vi ha nidificato anche la Moretta tabaccata (Aythya nyroca), primo caso di riproduzione della specie nella Piana Fiorentina (Scoccianti, 2015).

Sul lago “Acqualunga” si affaccia l’osservatorio denominato “Cavaliere d’Italia”.

Di fronte all’osservatorio è possibile ammirare “Le Chiuse“, una delle innovative opere di arte ambientale presenti nell’Oasi.

Lago “Focognano”

È il piccolo bacino, ad allagamento stagionale, posto a nord-est dei laghi “Calvana” e “Monte Morello” caratterizzato da un vasto nucleo di canneto maturo e da un’area con carici e giunchi.

Vi sono stati realizzati vari interventi di ricostruzione e potenziamento ambientale, in particolare durante gli anni 2000 e 2001.

Vi nidificano le specie tipiche del canneto fra cui alcuni Acrocefali e il Tarabusino (Ixobrychus minutus).

Acquitrini e prati allagati

Alle ampie aree lacustri sopra descritte fanno corona sui lati sud, ovest e nord molte aree acquitrinose ad allagamento stagionale che si estendono su vari ettari (“Acquitrino Sud”, ammirabile lungo il sentiero principale a lato dello stagno didattico, “Acquitrino Centrale” e “Acquitrino Nord”).

Si tratta di habitat costruiti in aree precedentemente occupate da campi agricoli coltivati con metodi intensivi. Grazie a specifici interventi di escavazione e di rimodellamento e a successive operazioni di piantagione di specie acquatiche autoctone, questi acquitrini rivestono oggi un ruolo fondamentale per la presenza, la sosta e l’alimentazione di numerose specie. Fra la fine di aprile e la prima metà di maggio è possibile ammirarvi estese fioriture di Iris di palude e Ranuncolo d’acqua.

L’Acquitrino Nord, che si estende su una superficie di circa 3,5 ettari, è il più esteso habitat a cariceto presente oggi nell’intera pianura, da Firenze fino a Pistoia.

Su un isolotto al centro di in questo acquitrino, in una cassetta nido appositamente costruita dal personale tecnico dell’Oasi, ha regolarmente nidificato con successo dall’inizio degli anni 2000 in poi il Gheppio (Falco tinnunculus). Successivamente la coppia ha nidificato in un altro nido installato in collaborazione con Terna presso la sommità del vicino traliccio dell’alta tensione.

Sistema delle pozze

Una delle azioni di conservazione più importanti attuate nell’Oasi fin dai primi anni ha riguardato il potenziamento del sistema delle piccole raccolte d’acqua a carattere stagionale.

Questi ambienti, detti anche “zone umide minori” o più semplicemente “pozze” e “bassure”, sono importanti per molte specie faunistiche, basti pensare agli Anfibi quali Tritone crestato (Triturus carnifex), Tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris), Rospo smeraldino (Bufo viridis), Raganella (Hyla intermedia) e Rana verde (Pelophylax synklepton esculentus), che li utilizzano per la riproduzione. È proprio la progressiva scomparsa di questi habitat in tutta la pianura una delle cause maggiori che ha reso queste specie localmente sempre più rare e a rischio di estinzione.

Per approfondimenti su queste specie e sugli interventi di conservazione eseguiti negli anni a Focognano e nella Piana si veda: Scoccianti 1998a, 1998b, 1999, 2001a, 2001b, 2001c, 2002, 2006 e 2014.

Sistema delle siepi

A Focognano presso le zone che circondano i laghi e gli stagni è possibile ammirare anche ambienti naturali non soggetti ad allagamento.

Queste aree spiccano per il loro aspetto ridente se confrontate con il resto della campagna che intorno all’Oasi è coltivata in modo fortemente intensivo.

Si tratta di ampie zone prative dove sono state piantate negli anni siepi e piccole formazioni arboreo-arbustive “a macchia”, grazie all’impegno di decine e decine di Volontari.

Il paesaggio ottenuto con questi interventi è quello che caratterizzava il territorio agricolo di pianura nel passato e che oggi è quasi completamente scomparso per le modifiche agrarie operate nelle ultime decadi. A questo proposito il WWF ha anche censito ad uno ad uno tutti gli ultimi elementi presenti nell’intera pianura fiorentina redigendo nel 2009 il Catasto delle Siepi campestri della Piana Fiorentina per conto della Regione Toscana (Scoccianti, 2009b). Questo documento è poi stato di grande interesse per la tutela e la pianificazione delle azioni di tutela del territorio. Recentemente, dopo 10 anni dalla prima versione, il catasto è stato aggiornato per il territorio Comune di Campi Bisenzio nell’ambito degli studi del Quadro Conoscitivo, per il Piano Strutturale e il Piano Operativo comunale (Scoccianti, 2019).

Per gli interventi di ricostruzione sono state utilizzate tutte specie autoctone di provenienza esclusivamente locale (“ecotipo locale”), precedentemente messe a dimora e fatte crescere in gran numero, grazie ai grandi vivai creati appositamente nell’Oasi (Scoccianti, 2006). Fra queste ricordiamo: Olmo (Ulmus minor), Prugnolo (Prunus spinosa), Sanguinello (Cornus sanguinea), Biancospino (Crataegus monogyna), Acero campestre (Acer campestre), Sambuco (Sambucus nigra), Berretta da prete (Euonymus europaeus), Roverella (Quercus pubescens), Farnia (Quercus robur), Rosa canina (Rosa canina), etc.

1 Tossici. È noto da decenni che i pallini di piombo, quando presenti nel fango delle sponde e del fondo delle zone umide, sono facilmente ingeriti dagli uccelli acquatici: con l’azione dei succhi gastrici questo metallo tossico passa in circolo e provoca una gravissima forma di avvelenamento nota con il nome di “saturnismo” che può portare anche alla morte degli individui. Per questo motivo il WWF auspica da decenni, come già accaduto in molte altre Nazioni, che anche in Italia venga chiusa l’attività venatoria in tutte le zone umide. Inoltre nei limitatissimi casi in cui questa attività di così grave impatto dovesse permanere, dovrà almeno divenire obbligatorio l’uso di differenti tipi di munizioni (pallini di altri metalli): solo in questo modo infatti, a parte i drammatici effetti diretti degli spari, si eviterebbe il permanere negli habitat di questo grave e insidioso pericolo per le specie.

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